Una Chiesa che parla al cuore. Un linguaggio che salva.
Papa Francesco ha lasciato un'impronta profonda anche nel vocabolario ecclesiale. Le sue parole – semplici, forti, memorabili – ci hanno aiutato a vedere con occhi nuovi la missione della Chiesa: ospedale da campo, Chiesa in uscita, pastori con odore di pecore, un Dio che non si stanca mai di perdonare. Espressioni che non sono slogan, ma visioni. Sono lo specchio di una Chiesa che non si chiude, che cammina, che cura. Una Chiesa che non si rassegna a perdere nessuno: Ne perdantur.
Questa capacità di parlare con il cuore – e al cuore – è un dono che ha nutrito il Popolo di Dio. Francesco ha saputo essere comprensibile perché profondamente evangelico. Ha usato parole che diventano carne, che generano azione, che custodiscono le vite fragili, come ci chiede anche la Fratelli tutti: partire dagli scartati, costruire fraternità, riconoscere l’altro come un fratello da non perdere mai.
A lui siamo grati per aver aperto vie nuove nel governo e nella vita della Chiesa: il discernimento come stile e la sinodalità come cammino comune. Non si tratta solo di metodo, ma di visione: una comunità dove nessuno resta indietro, dove ogni voce conta, dove il bene si costruisce insieme.
In ENGIM sentiamo di abitare questo orizzonte. Le sue parole ci spingono a non rassegnarci mai alla dispersione, a guardare ogni giovane come un volto da custodire, una storia da accompagnare, una speranza da liberare. Perché nel nostro cammino educativo, il Ne perdantur non è solo un motto: è la scelta di una presenza che salva.
padre Antonio Teodoro Lucente
Presidente ENGIM