La Porziuncola di San Francesco ricostruita in una struttura sostenibile, realizzata con materiali di scarto e piante, all’insegna del riciclo creativo.
La Living Chapel, un polmone verde sorto come resistenza all’edilizia metropolitana, è stata realizzata a Roma, per la prima volta al mondo, all’interno dell’Orto Botanico della Sapienza di Roma. La struttura si ispira alla cappella della Basilica di Santa Maria degli Angeli di Assisi, concepita sulle sue stesse proporzioni ma con una torsione che spinge le pareti verso l’alto e la lasciata aperta a “rimirar le stelle”. Un riferimento fondamentale alla sua ideazione è data dall’enciclica di Papa Francesco, la Laudato Si’, e all’agenda 2030 (Onu) per lo sviluppo sostenibile.
Questa installazione “vivente” portata avanti in primavera durante il lockdown, assemblata ed esposta al pubblico dal giugno scorso, in occasione della “giornata mondiale dell’ambiente”, è composta da migliaia di piante ornamentali e da frutto provenienti dall’Umbria e di giovani alberi provenienti dall’Europa centro-meridionale, che, a loro volta, daranno vita al recupero di aree verdi e per la creazione di altrettanti Giardini «Laudato si’». L’obiettivo del progetto, infatti, è quello di sensibilizzare alla salvaguardia della Creazione anche attraverso nuove piantumazioni, come ha dichiarato la coordinatrice dei lavori, l’architetto Consuelo Fabriani, paesaggista e project manager al museo Orto Botanico della capitale.
L’idea è arrivata da lontano, da un giovane compositore e musicista australiano-canadese Julian Darius Revie e sostenuta tra gli altri dal Dicastero per lo Sviluppo Umano Integrale, Fao, Mountain Partnership, Faith for Earth di Unep (United Nations Environment Programme), Global Catholic Climate Movement, assieme a molti altri accademici, studiosi e ambientalisti. «Tutto è nato da una composizione musicale ispirata alle parole del pontefice – così racconta Revie – quando invita l’umanità a ritrovare una serena armonia con il mondo naturale. La parola “armonia” per me, in quanto compositore, ha uno specifico significato tecnico che mi ha spinto verso una nuova interpretazione del suo senso. Così è sorta la Living Chapel, sintesi tra musica, natura e umanità. Poi si è ampliato in un movimento ecologico con l’obiettivo di piantare alberi e realizzare giardini: questo è diventato il nostro scopo principale e la musica si è trasformata nel suo complemento. La Living Chapel è praticamente uno strumento musicale vivente che contiene decine di “Still Drums” realizzati dal riuso di barili di petrolio ed è rivestita da più di 3mila piante». La sua costruzione si è avvalsa di un team di oltre 100 collaboratori internazionali capitanati dall’architetto Gillean Denny, con l’aiuto degli studenti del dipartimento di architettura della Stuckemen School presso la Pennsylvania State University, con James Kalsbeek al timone, e del Welding & Metal Fabrication Department del Pennsylvania college of Technology, diretto da James Colton. «Quando a marzo i componenti della Living Chapel sono arrivati in città, tutti i programmi erano ormai saltati. I progettisti e gli studenti che avevano contribuito alla costruzione della struttura e avrebbero dovuto assemblarla a Roma erano tutti bloccati negli Stati Uniti – così racconta Consuelo Fabriani – mentre qui avevamo due container scaricati sul prato. Grazie al supporto di Fabio Attorre, direttore dell’Orto Botanico, e di Julian Revie, che mi ha sostenuta con grande fiducia, ho potuto fare l’unica cosa che desiderassi in quelle circostanze, ovvero dare un segno di vita e andare avanti comunque. E così è stato, ci abbiamo messo quasi cinque settimane per portare a termine il lavoro e adesso la Living Chapel non solo è una realtà ma rappresenta anche un simbolo di vita e di speranza».
La bellezza che si respira pensando all’idea e vedendo il progetto del giardino-cappella realizzato, racconta di come questi si siano fusi in un corpo unico dando vita a un’architettura viva che ha trasformato i vari materiali in qualcosa di veramente incantevole. Lo sguardo è rapito dalla parete frontale, quella musicale con gli schermi di metallo, che sostiene l’impianto di irrigazione, alimentato da pannelli solari, che con un ciclo di gocce d’acqua scende incessante e colpisce gli elementi metallici, divenendo strumento musicale in una continua melodia, nutrendo costantemente anche la vegetazione, il tutto, invita il visitatore a rimanere lì a contemplarne la bellezza naturale e il genio umano all’unisono.