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Indagine "Giovani, formazione e lavoro"

Gli allievi della IeFP: ottimisti, felici e poco stressati

Ottimisti, felici e poco stressati. Ecco come sono i giovani adolescenti immortalati nell’istantanea scattata dall'indagine voluta da Fondazione ENGIM e svolta da Community Research&Analysis presso un ampio numero di giovani allievi che ancora devono entrare nel mondo del lavoro, frequentanti i corsi IeFP di ENGIM (oltre 4.000, pari al 71,0% degli iscritti), oltre a un campione di controllo di coetanei di istituti superiori (circa 400).
La ricerca diretta dal prof. Daniele Marini, i cui dati sono stati elaborati insieme ad Irene Lovato Menin nel rapporto finale Giovani in formazione: diverse somiglianze1, risponde alla volontà di Fondazione ENGIM di comprendere come le nuove generazioni si rapportino verso il lavoro, quali siano le loro aspettative, qual è il peso attribuito a questa dimensione in prospettiva futura. Grazie al coinvolgimento del campione di controllo, possiamo affermare che il percorso scolastico non differenzia la visione di futuro o l’adesione ai valori degli allievi IeFP rispetto ai loro coetanei liceali: la ricerca ha quindi una valenza più ampia, che esce dai confini della formazione professionale.

Sono emersi alcuni aspetti, per certi versi inaspettati.

Innanzitutto, la ricerca sfata lo stereotipo tutto italiano di allievi IeFP provenienti esclusivamente da classi sociali marginali: la provenienza socioculturale dei genitori vede per il 66,7% famiglie di classi medio-alte, mentre l’altro terzo (33,3%) da classi basse. Quote leggermente diverse per gli allievi delle altre scuole, ma non tali da ipotizzare una radicale differenziazione della composizione sociale degli studenti così come l’immaginario collettivo fa pensare.

In secondo luogo, è evidente un approccio al lavoro diverso dalle precedenti generazioni. Questo approccio si inserisce nella percezione dell’insieme dei valori che, mediamente, si vedono attribuire una rilevanza inferiore rispetto alle generazioni precedenti. Nel medesimo tempo, però, il lavoro ha un’importanza più elevata fra gli studenti IeFP (71,8%), rispetto ai coetanei (59,8%) e ai 18-34enni italiani (68,6%). Dunque, nella maggiore «leggerezza» che caratterizza l’universo dei valori, il lavoro rappresenta un ancoraggio ancora importante, e più importante per i giovani della formazione professionale rispetto agli altri. I giovani intervistati considerano il lavoro in misura maggiore come un «percorso», una sorta di «navigazione» sul mercato e, proporzionalmente, in modo più elevato fra gli studenti di ENGIM (64,4%) rispetto agli altri (57,2%). Ciò significa che la dimensione «soggettiva» risulta centrale ed è caratterizzata da una attenzione agli aspetti «espressivi» (37,0%) del lavoro, più che a quelli «strumentali» (31,0%).


*Grafico tratto da pg.15 di "Nordest Economia - Top 100" del 16/04/2024

Nell’istantanea che ne risulta, quindi, si vedono ben nitidi la fiducia nel futuro e, in particolare, l’ottimismo nel futuro lavorativo, mentre sono un po’ sfocati i valori di riferimento: la maggior parte dei giovani intervistati non è né “tradizionalista” (che fa riferimento ai valori della famiglia, del lavoro e della fede), né “impegnata” (culturalmente o politicamente) e nemmeno “ludica” (orientata al tempo libero e agli amici). I giovani d’oggi sono soprattutto “relativisti” per cui tutto è relativamente importante e diventa una guida a seconda della situazione specifica in cui si è inseriti in quel determinato momento, in una logica di adattamento.

È rilevante scoprire che ben due terzi degli allievi ENGIM dichiari che la IeFP è stata la prima scelta dopo la terza media, anche se sicuramente una parte proporzionalmente maggiore rispetto ai coetanei degli istituti superiori arriva alla IeFP con alle spalle la ferita di una bocciatura. Il che rende l’approccio alla formazione più complicato e sfidante, per loro e per gli insegnanti. Ma questo conferma il ruolo degli enti di formazione professionale: dare dignità e cittadinanza a quelle persone che rischierebbero di rimanere ai margini del lavoro e della società.
Gli allievi IeFP guardano al futuro con una speranza più elevata rispetto ai coetanei frequentanti gli altri istituti scolastici e hanno nel cassetto dei sogni già ben definiti. È plausibile ipotizzare che, da un lato, vi sia un elemento di riscatto che muove in questa direzione, la possibilità di dimostrare di valere. Dall’altro, è la prossimità al lavoro, l’apprendimento in contesto lavorativo che rende il percorso formativo più appetibile e meno stressanti le ore trascorse a scuola.

Ne deriva una nuova consapevolezza per gli enti di formazione, e per il mondo degli adulti in generale: le giovani generazioni vanno accompagnate nella transizione lavorativa non solo dal punto di vista professionale, ma anche nel preservare la dimensione ideale del lavoro e del suo valore, favorendo l’abbandono dell’approccio “relativista” che caratterizza i giovani d’oggi.

 

 

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1 D. Marini, I. Lovato Menin, Giovani in formazione: diverse somiglianze, Collana Sondaggi n.42, Marzo 2024

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