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ASVIS: PRESENTATO A MONTECITORIO IL RAPPORTO “L’ITALIA E GLI OBIETTIVI DI SVILUPPO SOSTENIBILE”

L’incontro si è aperto con il saluto della vicepresidente della Camera Marina Sereni che ha detto tra l’altro: “Questa è un’occasione importante per discutere del futuro, per rendere attuabili i contenuti dell’Agenda dello sviluppo sostenibile. La fase storica che stiamo attraversando pone sfide sempre più complesse che richiedono la definizione di nuove strategie e di nuovi paradigmi per lo sviluppo del Pianeta e del Paese. La forza dell’Agenda 2030 sta proprio qui, nell’aver ricompreso in un unico impianto crescita economica, sostenibilità ambientale, inclusione sociale e aver conseguentemente indicato a ogni Paese la necessità di ripensare il proprio modello di sviluppo per correggere la rotta e per renderlo più responsabile nei confronti dell’ambiente e delle generazioni future”.

“Il nostro Paese sta uscendo da una crisi che è stata lunga e durissima”, ha continuato Sereni. “L’obiettivo dunque non è tornare ai livelli di prima della crisi, ma di farlo in modo sostenibile accentuando nelle politiche, negli strumenti e negli incentivi l’attenzione alla dimensione sociale e ambientale che peraltro possono offrire enormi opportunità per creare nuova e buona occupazione. Dentro questa rivoluzione concettuale si colloca l'iniziativa dell'Alleanza italiana per lo sviluppo sostenibile che si propone di monitorare in modo puntuale i passi avanti che si stanno compiendo e anche di segnalare ritardi e criticità.

Il presidente dell’ASviS Pierluigi Stefanini, dopo aver ringraziato la Camera dei deputati per l’ospitalità concessa ancora una volta all’Alleanza, ha precisato che il Rapporto “non è il libro dei sogni, ma la dimostrazione del valore rappresentato dalla collaborazione, dal lavoro pluralistico e multidisciplinare, dalla convergenza di intenti che, pur registrando anche le diversità che sono presenti all’interno dell’Alleanza, rappresentano in modo evidente qual è la nostra linea di condotta: cioè operare in modo propositivo per promuovere i contenuti dell’agenda 2030, per stimolare attenzione e sensibilità, per favorire i processi di apprendimento, di investimento culturale e di progettazione capaci di rendere credibile e comprensibile l’orizzonte della sostenibilità”.

“Comincia ad essere evidente”, ha proseguito Stefanini, “che ci sono segnali di maggiore attenzione su questi temi e che si intensificano iniziative e proposte orientate a far fronte alle sfide della sostenibilità. È giunto il momento di trarre dall’analisi della crisi che abbiamo attraversato in questi anni tutte le conseguenze strutturali e strategiche per quella visione di lungo periodo che pensiamo sia centrale se si vuole produrre una svolta convincente e vincente. Un punto d’azione puramente emergenziale e di breve periodo purtroppo rischia di lasciare irrisolti i nodi principali. Per imprimere invece uno slancio adeguato di trasformazione della crisi che viviamo occorrono quegli strumenti e obiettivi che ci fornisce in modo adeguato e qualificato l’Agenda 2030”.

Il portavoce dell’Alleanza, Enrico Giovannini, ha presentato il Rapporto, avvalendosi di una serie di slide e ricordando innanzitutto che è il frutto dell’impegno di circa 300 esperti delle organizzazioni aderenti all’Alleanza e del segretariato dell’ASviS, attraverso gruppi di lavoro per ciascun Obiettivo dell’Agenda.

Giovannini ha ripercorso i capitoli del Rapporto: la situazione internazionale e il grande consenso che si è creato sulla Agenda 2030 a due anni dalla sua sottoscrizione all’Onu, la situazione italiana rispetto agli Obiettivi, le proposte dell’Alleanza a partire dalla prossima Legge di bilancio, ma proiettate verso un confronto programmatico in vista della prossima legislatura. Ha inoltre presentato i nuovi strumenti statistici per valutare la situazione italiana e gli scenari futuri: il nuovo database dell’ASviS, basato su oltre 170 indicatori statistici, uno strumento interattivo permanente sugli Obiettivi di sviluppo sostenibile, consultabile gratuitamente on line; gli indicatori sintetici per ciascun Obiettivo; il modello elaborato con la Fondazione Eni Enrico Mattei che consente di valutare le prospettive del Paese e la collocazione nel panorama internazionale da qui al 2030 continuando con le politiche “business as usual” oppure con una svolta decisa verso la sostenibilità.

Il Ministro dell’Economia e delle Finanze Pier Carlo Padoan ha concluso l’incontro illustrando la posizione del governo. “Questo Rapporto”, ha detto, "è una sorta di piattaforma che parla al dibattito politico e contiene molti stimoli anche per chi deve fare attività di governo. Sottolineo un punto che rafforza il valore di questo documento. A livello italiano ed europeo, il momento attuale è ancora più adatto che in altri casi per riflettere seriamente su una strategia di sviluppo sostenibile. Chi segue regolarmente il dibattito macroeconomico nota che il sentimento generale di chi si occupa di queste cose è che siamo fuori dalla crisi terribile che ha colpito le economie avanzate a partire dal 2007-2008; siamo in una fase di espansione che molti chiamano ripresa ciclica, ma che in realtà nasconde una grande sfida strutturale. La domanda da porsi non è soltanto quanto durerà questa ripresa ma quanto è sostenibile in senso ampio del termine e quanto possiamo fare approfittando di questa finestra di opportunità nella ripresa internazionale per trasformare profondamente l’economia. Quindi per un po’ il dibattito si allontana dalla questione della sostenibilità finanziaria per entrare nella questione della sostenibilità complessiva della società e questo discorso che vale anche per l’Italia”.

“Oggi ci sono le premesse”, ha detto ancora Padoan, "per utilizzare questo spazio, che è uno spazio economico finanziario ma è anche uno spazio di iniziativa politica. L’Italia sta entrando in una fase cui ha bisogno più che mai di una visione strategica, di fonti di crescita. Ci sono già pezzi di questo quadro, nella strategia del governo sotto il nome di Industria o Impresa 4.0. Ci si deve chiedere quali possano essere le fonti di crescita di lungo termine perché L’Italia è un paese che negli ultimi vent’anni è cresciuto poco e questo non è un eufemismo. Prima della crisi l’Italia già cresceva poco perché era (ed è ancora) in parte appesantita da una zavorra di impedimenti strutturali che richiedono un’azione di riforma che i governi di questi quattro anni hanno portato avanti in modo convinto. L’impegno strutturale deve continuare: una visione strategica che non può che basare la sua fonte di crescita dell’innovazione, ma l’innovazione a sua volta ha bisogno di un quadro di riferimento. In questo Rapporto ci sono tantissimi stimoli su quale politica dell’innovazione poter portare avanti, una innovazione che deve essere sostenibile, ma che può trovare dal concetto di sostenibilità ulteriori incentivi per la produttività di lungo termine, per le prospettive di occupazione, per la qualità della vita”.

“Sono convinto, rispetto ai ritardi che garbatamente ha segnalato Giovannini, che l’Italia possa andare molto avanti e collocarsi alla frontiera di molte dimensioni. Ma l’Italia deve anche promuovere una politica internazionale che sia coerente con questo quadro. A livello globale la presidenza italiana del G7 ha sostenuto il concetto di crescita inclusiva. La dichiarazione di Bari adottata dai ministri delle finanze dei sette paesi più industrializzati è una sfida che i ministri pongono soprattutto a se stessi, abituati come sono a trattare essenzialmente di finanza, perché si guardi sempre di più non solo alle dimensioni quantitative ma anche soprattutto alle dimensioni qualitative. “Da questo punto di vista l’Europa ha grandi responsabilità, ma anche nuove possibilità. Anche in Europa c’è una finestra di opportunità, non solo per il fatto che l’economia europea sta andando meglio, ma perché c’è un grande sentimento della necessità di ripensare l’Europa. Vedremo se le vicende politiche di alcuni paesi saranno di stimolo a questo dibattito. L’Europa ha un grande bisogno di mettere assieme due dimensioni finora separate, perché i ministri finanziari dell’Eurogruppo non parlano quasi mai con i ministri degli altri consigli. È questo un sintomo istituzionale molto grave di carenza di visione perché bisogna mettere assieme la dimensione economico finanziaria con la dimensione di crescita reale, la dimensione sociale, la dimensione di inclusione”.

“L’Italia”, ha concluso il ministro, “sta andando nella direzione giusta, ma il governo, ora e nella prossima legislatura, deve offrire un quadro di riferimento di risorse al quale si devono ispirare le imprese, le famiglie, le istituzioni che rappresentano la vera ricchezza del paese, È necessario che ci sia un osmosi fra le azioni di policy e l’azione della società civile. Analisi come quelle che oggi stiamo discutendo sono estremamente efficaci perché danno coerenza a strumenti che magari sono utili, ma non sono coordinati. E questo, ripeto, è il momento giusto per affrontare questa prospettiva”.

di Donato Speroni

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